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Miriam Morden si racconta a Marianna Pignatelli

Miriam Morden si racconta a Marianna Pignatelli

“Spesso mi fermo a riflettere, la mia vita è come la luna in un pozzo.

Si perché rifletto sui miei giorni negativi e sono tanti .

È come la luna che non illumina la notte, perché per me è quasi sempre buio…

La mia vita è complicata, pesante, buia appunto…

Oggi tutti devono capire che esiste il terzo genere; sì esiste ed è necessario rispettarlo.

Vi spiego meglio con un esempio della mia vita vissuta.

Un giorno eravamo al ristorante : io, mio figlio, mia moglie, insomma due donne, due mamme: una falsa e l’altra vera e mia nuora.

Dovevamo pagare e lo volevamo per forza in contanti .

Così mi recai al bancomat e qui mi aggredirono.

Arrivata in ospedale si resero conto che non ero né donna né uomo, non sapendo dove sistemarmi mi misero in uno sgabuzzino… sì in uno sgabuzzino!

Io non capisco, siamo avanti con le tecnologie e poi ci perdiamo in certe situazioni così importanti.

Io mi sento di essere in una famiglia perseguitata tipo quello che capita agli Ebrei.

Sì perché non vengo punito solo io, ma anche mio figlio per i suoi capelli colorati.

Ma è mai possibile che ci siano ancora questi tabù oggigiorno?

Dov’è finito il rispetto, i valori.

In passato sono stato punito anche da mio figlio, perché era tormentato dai suoi amici.

Infatti quando è nato suo figlio, non me lo voleva far vedere ascoltando i commenti e giudizi dei suoi amici.

Loro dicevano :” Sì è maschio ,ma col tempo può diventare come la nonna, femmina”.

Non è bello tutto questo.

La mia è una vita difficile, spesso cado nella solitudine.

Mi rinchiudo nelle quattro mura di casa mia.

Mi sento coccolata solo quando suono il pianoforte.

Le note mi restituiscono armonia e mi tirano fuori dalla mia solitudine.

Io vorrei lanciare un messaggio a coloro i quali nascono uomini, cioè di sesso maschile e si trasformano nel sesso femminile .

Bisogna riflettere attentamente: è una strada faticosa, piena di sofferenza e una volta intrapresa non si può più tornare indietro…
Hai distrutto la prima vita, non puoi distruggere pure la seconda.

Bisogna partire convinti di intraprendere questa strada, perché praticamente si perde tutto… si perdono i propri genitori, perché non ti vogliono più vedere.

Si perde il posto di lavoro, si viene licenziati, perché non si può essere accettati in gonna, quando prima si era in giacca e pantaloni .

I parenti non ti accettano e può succedere anche che cadi in una brutta strada :la prostituzione… e questa è una cosa molto umiliante… nasce il degrado.

E la gente inizia a dire :” Che brutta fine ha fatto !”

Molti ricorrono al suicidio…

Si fanno tanti film, fiction e documentari , ma non si parla mai di cose giuste e mirate per salvare questa fascia debole, sensibile.

Spero di essere stato utile con questi miei consigli…

Ormai dobbiamo parlare di ladyman non più di trans,cioè di persone che sono sopra donne e sotto uomo.

Spero si capisca quanto ho detto.

È vero che si vuole entrare nel corpo femminile ,come nel mio caso, come è scritto nel libro” Volevo la gonna”, ma quella gonna mi è costata cara!

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