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Azora Rais: Una Notte di Terrore a Monaco

Un altro gravissimo episodio di violenza sessuale contro le donne. A denunciarlo è stata Azora Rais, scrittrice di talento e cantautrice di successo che, malgrado il trauma subito – anziché rinchiudersi nel silenzio e nel dolore – ha deciso di reagire, di raccontare e di condividere pubblicamente il drammatico episodio che l’ha coinvolta.
L’artista italo-bulgara – spesso protagonista sui rotocalchi di gossip ma anche autrice di libri di successo come “La verità nascosta” dedicato allo sviluppo economico politico postcomunista dei paesi dell’Est Europa dal 1989 ad oggi – è stata vittima lo scorso 4 novembre di uno stupro a Monaco di Baviera, mentre soggiornava nell’elegante hotel Eden Wolff, vicino alla stazione ferroviaria di Monaco.

I FATTI

Azora Rais stava aspettando al bar-ristorante dell’hotel il suo fidanzato, il tedesco Christoph Wienold, ingegnere informatico e cyber-security per una multicorporation americana: “Al bar, oltre alla sottoscritta, c’era un uomo alto e muscoloso che si scolava una birra dopo l’altra. Era evidentemente un po’ alticcio e, ad un certo punto, ha cominciato ad infastidirmi. Rideva, faceva battute, provava ad allungare le mani. Sono abituata alle avance degli uomini ma so distinguere un complimento da una molestia e, quindi, vedendo i suoi modi così insistenti, ho preferito andarmene. Saranno state circa le 22.30 quando mi sono alzata per tornare in camera”.
E l’incubo per Azora Rais comincia proprio in quell’istante: “Lui mi ha seguita fino all’ascensore. A quel punto, ero convinta fosse anche lui un cliente dell’hotel e, quindi, non mi sono troppo preoccupata della sua presenza. Invece, dopo avermi pedinata anche lungo il corridoio del 2° piano, non appena ho aperto la porta con la key-card, lui con uno scatto repentino si è infilato nella mia stanza e mi ha scaraventata sul letto. Il tutto è durato poco più di un minuto ma, in quel breve tempo, è riuscito a violentarmi. Lui mi urlava in tedesco, io lo supplicavo in inglese… tutto inutile. Sarà stato alto 1.90, era muscoloso. E’ stato impossibile per me reagire”.
Azora Rais si è difesa come ha potuto, lottando fino allo stremo per evitare la violenza sessuale. Ma, alla fine, non ce l’ha fatta. L’aggressore, visibilmente annebbiato dai fumi dell’alcol, non si è fermato neppure di fronte alla sua disperazione e alle sue lacrime anche se, dopo alcuni momenti di terrore, ha deciso di desistere, non prima però di essersi fatto promettere un nuovo incontro fissato per il giorno successivo: “A quel punto – dice – ho provato ovviamente ad assecondarlo perché temevo che la situazione potesse diventare ancora più pericolosa. In quel momento, l’unica cosa che volevo è che quell’energumeno se ne andasse dalla mia stanza il prima possibile”.
Malgrado il trauma della violenza, la cantante non ha mai ha perso la lucidità e, non appena il suo aguzzino si è dileguato, ha immediatamente chiamato al telefono il suo compagno e la polizia: “Un agente ha bussato alla mia porta mentre ero ancora al telefono con il Commissariato. Quando ho sentito il trambusto fuori dalla camera sono stata nuovamente assalita dal panico, pensavo che quel bruto fosse tornato. Invece erano i poliziotti che, per entrare, si erano fatti consegnare dalla reception il passe-partout della stanza. Sono rimasta impressionata dalla loro efficienza ma anche dalla loro sensibilità. Dopo pochi minuti, nella mia stanza c’erano una decina di poliziotti, compresi gli agenti della Scientifica che hanno effettuato tutti i rilievi dattiloscopici ed il prelievo del Dna. Mi hanno fatto i tamponi in tutti i centimetri del mio corpo. Non mi sono potuta lavare per oltre otto ore. Mi hanno anche sottoposta all’esame dell’alcol-test a cui sono risultata ovviamente negativa. Hanno passato palmo a palmo l’intera stanza e hanno confiscato tutti gli abiti che indossavo, la biancheria intima e le lenzuola del letto sopra il quale è avvenuta la violenza”.
“Inoltre – prosegue Azora Rais – hanno acquisito i filmati di tutte le telecamere a circuito chiuso, rilevato le impronte digitali su ogni superficie disponibile, dalla porta al rubinetto del bagno, sequestrando persino gli asciugamani. Insomma, una task force di grande efficienza ed umanità”.

LE INDAGINI

Azora Rais è stata quindi accompagnata alla sezione criminale della centrale di polizia dove, dopo aver rilasciato una circostanziata testimonianza sull’accaduto, è stata visitata dal medico legale e dal ginecologo che l’ha sottoposta ad ulteriori tamponi e ad esami medico-scientifici.
“La Polizia ha già individuato il mio aggressore – spiega Azora – ad inchiodarlo, infatti, c’è anche una foto, sfocata e senza flash ma comunque indicativa, che sono riuscita a scattargli nel momento in cui è entrato nella stanza. Avevo ancora il telefono in mano e, d’istinto, sono riuscita a fargli una foto. Ora dobbiamo solo attendere l’esito delle indagini del Dna e poi credo che si arriverà ad un’incriminazione e, spero, anche ad un provvedimento restrittivo della sua libertà. Sono molto grata alla polizia tedesca per la serietà e la professionalità con cui ha trattato il mio caso. Purtroppo questo episodio mi ha inevitabilmente segnata. Sto provando a reagire, ad andare avanti ma, da quella sera, non ho pace. Spero solo di avere giustizia ma, dopo questa violenza – conclude amara – il mio atteggiamento nei confronti degli uomini sarà diverso e inevitabilmente diventerò molto più diffidente”.

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