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Peter Torre e la sua “Don’t”: ho immaginato un evoluzione della Slap House

peter torre

Peter Torre torna con una delle sue produzioni, a poco più di un mese dalla sua ultima uscita

Un anno pieno di produzioni e successi quello del dj producer Peter Torre. Durante il lungo e noioso lockdown questo artista dalle mille sfaccettature si è dato un gran fare per arricchire la sua discografia con un risultato davvero importante: dall’inizio dell’anno Peter Torre ha collezionato un influente numero di uscite su etichette altrettanto considerevoli. Ora è il tempo di “Don’t” distribuita da Future House Cloud etichetta tedesca specializzata nel genere da cui prende il nome.

 “Don’t” è il tuo ultimo lavoro in studio, parlaci di questo nuovo progetto.

‘’Don’t’’ è nata dopo un susseguirsi di produzioni in chiave Slap House. Ho immaginato un evoluzione della Slap, l’ho rallentata ed incattivito le sonorità, 100 BPM uniti ad un basso aggressivo che caratterizza il brano. E’ la mia prima Cover, infatti riprende il Vocal di Ed Sheeran, ricantato da Roundrobin, un nome risonante nel mondo dance.

Durante la produzione ti avvali di sintetizzatori analogici o di plung-in?

I preset del basso e degli Stabs utilizzati in ‘’Don’t’’ sono interamente creati da zero da me per Serum. Lo utilizzo in ogni mio disco poiché riesce ad emulare ogni suono che immagino per le mie produzioni.

Il periodo del lockdown è stato intenso per te, come sei riuscito a trasformare le difficoltà in un momento così produttivo?

Il lockdown ha spento davvero tante attività così come tanti artisti. Produrre musica e soprattutto raggiungere ottimi risultati è stata per me una vetrina, allo stesso tempo ho mantenuto attivo l’interesse dei miei followers che non potendomi ascoltare dal vivo mi sono stati vicino con il loro supporto ad ogni mio singolo!

Oltre alla musica ti dedichi agli eventi, gestisci i due settori come un unico lavoro o dividi le cose?

Sicuramente divido le cose, ho il mio staff che mi segue sulla gestione e lo svolgimento degli eventi ed il mio team che mi segue nel mondo discografico. Mi ritengo davvero fortunato ad avere una squadra affiatata di collaboratori, sono il pilastro di ogni mio successo.

Le tue esperienze fuori dall’Italia sono molte, quanto sono importanti e come le hai vissute?

Suonare all’estero ti allarga gli orizzonti musicali e ti apre a nuove visioni. Ricordo ogni mio set fatto all’estero, dalle ospitate a La Suite Trolleybus sul porto di Marsiglia, il Murphy’s di Ibiza per arrivare ai più recenti set di Miami, il Tour in Malesya ed il Ministry of Sound di Londra, dove ad oggi resta la mia ultima esibizione all’estero prima della pandemia.

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Al prossimo disco, baciiii

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