Abbiamo incontrato Duccio Cantini, colui che sta dietro ai tanti performer e ai tanti format / party nati da Circo Nero Italia. “Circo Nero nasce nel 2007, con l’idea di riunire in questo concept diversi personaggi – performer, proprio come accade col classico tendone da circo”, racconta Duccio. “La volontà è quella di spaziare a livello artistico, estetico ed emozionale. Nel 2018 il Circo Nero si trasforma in Circo Nero Italia e diventa un vero e proprio contenitore che include Circo Nero Classic, Circo Revolution, Los Hermanos, il più recente Matador e chissà cosa riserva il futuro… Circo Nero Italia rimane la maison, la casa madre, e tutti i brand citati sono i concept che proponiamo”. Tutta l’intervista, decisamente densa, è disponibile qui bit.ly/AllaDiscoCircoNero E intanto, ecco qualche anticipazione.
Come sei cresciuto in questi anni?
“Credo di essermi evoluto. Sono cambiato come direttore artistico. Dopo 10 anni ho sentito di trovarmi ad un bivio ed ho deciso di intraprendere una mia personale strada, diversa da quella che stavamo percorrendo, così mi sono diviso dal mio ex socio ed ho creato l’involucro di questi nuovi format, che cercano di rispecchiare la mia visione di arte. Circo Nero Italia, attraverso la ricerca continua, quasi spasmodica, l’innovazione, l’esercizio, la bellezza ed il grottesco vuole emozionare, far sognare e viaggiare tutti. Con la mente e con il cuore”.
Come si è evoluto secondo te il divertimento notturno negli anni pre – pandemia?
“Il mio desiderio è quello di poter avvicinare sempre di più l’arte come palcoscenico di teatro con tutto ciò che ne scaturisce, dal livello visivo a quello emozionale al mondo notturno. Quest’ultimo, ahimè, si è quasi involuto, non c’è più ricerca, la diversificazione è scomparsa. Tutti inseguono e propongono ciò che va per la maggiore”.
Le nuove tecnologie saranno sempre al centro degli show?
“Bisogna riscoprire la parola ‘Emozione’, con tutti i nostri sensi. Deve circolare di più e coinvolgere tutti. La tecnologia è bellissima, ma non può né deve essere la sola arma in più in nostro possesso. Dall’ingresso all’uscita del locale, bisogna comunicare, dare qualità, servizi, emozioni. Bisogna sforzarsi di più”.